

Avevo preparato una riflessione prendendo spunto dal sito www.gliscritti.it adatta al luogo visitato che per vari motivi non sono riuscito totalmente ad effettuare. La riporto perche' molto interessante.
.. la sofferenza sembra essere, ed è, quasi inseparabile dall’esistenza terrena dell’uomo.. Non si può considerare l’uomo solo a partire dalla sua forza, dalla sua razionalità, dalla sua efficienza. La debolezza e la sofferenza portano iscritte in sé ancor più che altre dimensioni umane la domanda sull’amore, il bisogno e il desiderio di essere amati ed il bisogno e il desiderio di amare. Giobbe pone il suo "perche" sulla sofferenza, è una domanda difficile, così come lo è un’altra, molto affine, cioè quella intorno al male. Perché il male? Perché il male nel mondo?... L’uno e l’altro interrogativo sono difficili, quando l’uomo li pone all’uomo, gli uomini agli uomini, come anche quando l’uomo li pone a Dio. Bisognerebbe riflettere a lungo anche sulla profezia di Isaia nei canti del servo sofferente, sul servo che è segno di Dio proprio nel suo essere schiacciato dai peccati altrui. Giunge ad annunciare l’amore di Cristo. Colui al quale pone la sua domanda, soffre lui stesso e vuole rispondergli dalla croce, dal centro della sua propria sofferenza...Cristo, infatti, non risponde direttamente e non risponde in modo astratto a questo interrogativo umano circa il senso della sofferenza...ma prima di tutto dice: "Seguimi!". Vieni! Prendi parte con la tua sofferenza a quest’opera di salvezza del mondo, che si compie per mezzo della mia sofferenza! Per mezzo della mia croce. Man mano che l’uomo prende la sua croce, unendosi spiritualmente alla croce di Cristo, si rivela davanti a lui il senso salvifico della sofferenza.
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