venerdì 29 giugno 2012

ESOC 2012: il viaggio

Quest'anno l'ESA Tournament è stato organizzato dal team di ESOC.
La nostra squadra alla fine è partita anche se a ranghi ridotti. Io, Dino e Raffaella supportati da Valerio e le due Giorgia, dopo un mitico volo Ryanair da Ciampino venerdi alle 16:30 siamo riusciti a raggiungere l'IBIS hotel di Darmstadt alle 01:15 .....!!
L'organizzazione Filini ha colpito su tutti i fronti... non abbiamo trovato una macchina da affittare, abbiamo preso un bus, poi un treno poi abbiamo camminato con tutti i bagagli per Darmstadt per un paio di chilometri.. poi dopo una tipica cena tedesca (al McDonald's vicino alla stazione - unica cucina aperta nei paraggi) siamo arrivati a destinazione, freschi come rose per affrontare una due giorni-maratona di tennis .... ma questo ve lo racconto nel prossimo post!!! 

Aspettando il bus per Francoforte .....

Valerio, Raffa, Giorgia,Giorgia,Dino a Darmstadt

giovedì 28 giugno 2012

Tra Scipione, Caronte e ... Balotelli


Il mese di giugno quest'anno a Roma è stato uno dei piu' caldi della storia.
Abbiamo avuto due picchi di temperature che la fantasia dei nostri metereologi hanno denominato Scipione e Caronte.
Ma questo mese di giugno 2012 sarà sopratutto ricordato per le eroiche gesta
dei nostri calciatori che contro ogni pronostico hanno raggiunto la finale del campionato europeo.
Tra una birra fresca ed una fetta di cocomero io li ho seguiti cosi':

Italia - Germania 2-1


mercoledì 27 giugno 2012

Federer moment

Quasi tutti quelli che amano il tennis e seguono i tornei maschili in televisione avranno sperimentato, negli ultimi anni, uno di quelli che potrebbero essere definiti “Federer Moments”. Ci sono delle volte, quando guardi giocare il tennista svizzero, in cui la mascella scende giù, gli occhi si proiettano in avanti ed emetti suoni che inducono il coniuge nell’altra stanza a venire a vedere se ti è successo qualcosa. Questi Federer Moments sono ancora più intensi se hai abbastanza esperienza diretta di gioco da comprendere l’impossibilità di quanto gli hai appena visto fare.


Tutti possiamo citare qualche esempio. Questo è uno. Finale dello US Open 2005, Federer contro Agassi, siamo all’inizio del quarto set, Federer ha il servizio. C’è uno scambio piuttosto lungo di colpi da fondocampo, con il caratteristico andamento a farfalla del tennis da picchiatori che predomina ai giorni nostri, con Federer e Agassi impegnati ognuno dei due a far correre l’avversario da un lato all’altro del campo, cercando di trovare il colpo vincente fino a quando, improvvisamente, Agassi tira fuori un potente rovescio incrociato che costringe Federer a decentrarsi alla sua sinistra: ci arriva, in allungamento col rovescio, ma il tiro esce corto e tagliato, mezzo metro oltre la linea di battuta, una di quelle situazioni in cui Agassi va a nozze, e mentre Federer si scalmana per cambiare direzione e recuperare la posizione centrale, Agassi si fa sotto per prendere la palla corta di controbalzo e la scaglia con forza nello stesso angolo di prima, per cercare di prendere Federer in contropiede, e in effetti ci riesce: Federer è ancora vicino all’angolo, ma sta correndo verso il centro, e la palla ora è diretta verso un punto dietro di lui, dove stava appena un attimo fa, e non c’è tempo di girare il corpo, e Agassi segue il colpo scendendo a rete sul rovescio ed ecco che Federer, non si sa come, riesce a invertire istantaneamente la spinta, arretra di tre o quattro passi quasi saltellando, a velocità impossibile, e colpisce la palla di diritto sul suo lato di rovescio, con tutto il peso spostato all’indietro, e quel diritto è un topspin lungolinea da urlo, e Agassi, sceso a rete, si protende per cercare di intercettarlo, ma la palla lo supera, corre lungo la linea e va a atterrare esattamente sull’angolo destro del campo di Agassi, conquistando il punto, con Federer che ancora sta danzando all’indietro quando la palla tocca terra. E poi segue quel consueto, breve secondo di silenzio attonito prima che la folla newyorchese esploda, e in tv John McEnroe, con il suo auricolare da commentatore in testa, che dice (più che altro a se stesso, sembra): “Come ha fatto a far punto da quella posizione?”. E ha ragione: considerando la posizione di Agassi e la sua straordinaria velocità, Federer doveva indirizzare la palla dentro un corridoio largo cinque centimetri se voleva superarlo, ed è quello che ha fatto, muovendosi all’indietro, senza tempo per preparare il colpo, e senza poter sfruttare il peso del corpo per imprimergli potenza. Era impossibile. Era una roba alla Matrix. Non so che razza di suoni siano usciti dalla mia bocca, ma la mia consorte dice di essere accorsa nella stanza e di aver trovato il divano pieno di popcorn e il sottoscritto in ginocchio, con gli occhi che sembravano quelli finti a palla che si trovano nei negozi di cianfrusaglie. Questo è un esempio di Federer Moment, ed era solo in tivù, e la verità è che il tennis in tivù sta al tennis dal vivo più o meno come il video porno sta alla realtà percepita dell’amore umano. (da La Repubblica)

martedì 26 giugno 2012

Franzen #2

Ho finito di leggere un romanzo di Jonathan Frenzen "Le correzioni" e come accaduto anche per "Liberta" questa lettura ha suscitato in me molte riflessioni. L'autore riflette e fa riflettere sulla vita, sul destino e sopratutto sulle relazioni che ogni uomo e' in grado di stabilire con i suoi "vicini". Siamo liberi di vivere i nostri rapporti con gli altri nel modo che scegliamo ma e' chiaro che subiamo a causa di queste relazioni delle influenze positive o negative. Ma noi dobbiamo vivere questi rapporti non come fallimenti o come successi ma solo come possibilita'. Credo che i romanzi ci aiutano a capire il concetto di destino e la necessità di assumerlo come proprio, di non fuggirlo, non negarlo. In fondo il fatto che si compia il destino di un personaggio in un romanzo ci insegna anche questo, che si può lottare, combattere, avere ambizioni e desideri, trasformare e trasformarsi, che sempre però l’io deve fare i conti con i legami con gli altri, non può nascondere o ignorare questi legami; i legami e le situazioni che si creano sono il terreno sul quale cimentarsi, dal quale non si può prescindere. I personaggi dei romanzi vivono, nel corso delle pagine, passano da una situazione a un’altra; ma sempre fanno i conti con quel che li circonda. Non posso dimenticare come il vecchio padre abbia una passione smisurata per il figlio piu' piccolo nonostante, abbiamo potuto legger nel libro, egli sia di fatto il peggiore, il meno affidabile, rispetto ai suoi fratelli. Eppure gli occhi di Alfred si illuminano solo quando questo figlio riesce a raggiungerlo per quello che sara' il loro ultimo Natale insieme nella casa di St. Jude. E mi fa pensare il fatto che di questo struggente ed incondizionato amore il figlio non se ne rende nemmeno conto ma sara' in grado di capirlo solo grazie all'intervento dei fratelli. 
Il messaggio chiaro che emerge dalle circa 600 pagine del libro e' che dobbiamo accettare il nostro destino, vivendolo non passivamente ma con la consapevolezza che e' parte del mondo fatto di spazi e di relazioni in cui giorno dopo giorno costruiamo la nostra esistenza.

lunedì 25 giugno 2012

Un soffio nel passato!

Dove e' stata scattata questa foto non lo ricordo eppure sono passati solo 10 anni ....
Mi piace molto lo sguardo curioso e interessato di Riccardo e di Valerio che mi guardano compiere il soffio fatidico. Certo la torta con la foto di "Daredevil" e' stato un gran colpo a sorpresa di Cinzia.

Tante cose sono successe in questi 10 anni, tante speranze e progetti alcuni realizzati, altri in cantiere pero' una cosa posso dire con certezza guardandomi in quella foto:  "ho ancora quella dannata maglietta !!!!!"

sabato 23 giugno 2012

Born to run


Prendo in prestito per il post di oggi (che scrivo mentre mi trovo al Foro Italico per una gara di nuoto di Riccardo) il titolo di una canzone del Boss perchè bene si adatta alla mia passione per la corsa. Non so bene come sia cominciata ma mi è sempre piaciuta l'estrema libertà del mettersi un paio di scarpe ai piedi e di andare. Forse mi ha ispirato la visione del film "Il paradiso puo' attendere" nel quale un giocatore di football americano, intrepretato da Warren Beatty, si allena correndo nelle strade di una cittadina americana. Quando inizio a correre mi sembra di passare in un'altra dimensione dove cambiano i valori e le priorità. La cosa importante durante l'ora di allenamento è il controllo di tutti i segnali inviati dal mio corpo: fatica, sete, freddo oppure spingi, accelera, supera etc. E' quasi come fuggire per un tempo limitato dalla realtà e dalle occupazioni quotidiane. Spesso correndo trovo anche delle soluzioni di lavoro o di problemi familiari perchè, nonostante la fatica, riesco a mantenere la mente libera di pensare. A volte non porto con me neanche la musica perchè cerco delle risposte che solo una mente libera e l'essere solo con me stesso permetteranno di trovare. Corro ormai regolarmente da quasi 25 anni, alternando questa attività con l'altra mia passione sportiva per il tennis. Devo dire che le soddisfazioni che ricevo praticando questi sport sono diverse ma altrettanto intense anche se la corsa con la sua fatica e con il suo essere solo con me stesso mi dà molta forza anche per affrontare le sfide della vita di tutti i giorni. In fondo credo di conoscere me stesso anche dal modo come affronto le difficoltà della corsa o di una partita di tennis. Poi applico le stesse metodologie nella preparazione di un lavoro o quando devo terminare un progetto, non mi spavento per la fatica iniziale perchè so' che una volta rotto il fiato posso andare via veloce ed arrivare fino alla meta... in fondo come canta Bruce Springsteen non sappiamo quando arriveremo al nostro traguardo ma sappiamo che le persone come noi sono destinate, anzi meglio, sono nate per ... correre! 

“Someday girl I don't know when were gonna get to that place
Where we really want to go and well walk in the sun
But till then tramps like us baby we were born to run”



Chiudo con una citazione del mio autore del momento  Haruki Murakami che si e' occupato in un suo libro della corsa:


[...] chi mai si darebbe la pena di mettersi alla prova in discipline che succhiano le nostre energie e il nostro tempo? Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere. Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insita nell'azione stessa, vi scorre dentro. Quando tutto va bene. [...]



giovedì 21 giugno 2012

Nubi




Non basta un raggio di sole in un cielo blu come il mare 

perché mi porto un dolore che sale, che sale... 

Si ferma sulle ginocchia che tremano, e so perchè...

Lo stomaco ha resistito anche se non vuol mangiare 
Ma c'è il dolore che sale, che sale e fa male... 
Arriva al cuore lo vuole picchiare più forte di me 
Prosegue nella sua corsa, si prende quello che resta 
Ed in un attimo esplode e mi scoppia la testa 
Vorrebbe una risposta ma in fondo risposta non c'è 

E sale e scende dagli occhi 
il sole adesso dov'è? 
Mentre il dolore sul foglio è 
seduto qui accanto a me 
Che le parole nell'aria 
sono parole a metà 
Ma queste sono già scritte 
e il tempo non passerà 

(Arisa – La notte)

mercoledì 20 giugno 2012

Un soffio ...e via!

A te che perdi la strada di casa ma vai 
dove ti portano i piedi e lo sai 
che sei libero 
nelle tue scarpe fradice 
a chi ha parole cattive soltanto perchè 
non ha saputo chiarire con sè 
a chi supplica 
e poi se ne dimentica 
a chi non ha un segreto da sussurrare 
ma una bugia da sciogliere 
a chi non chiede perdono 
ma lo avrà 

benvenuto a un pianto che commuove 
ad un cielo che promette neve 
benvenuto a chi sorride, a chi lancia sfide 
a chi scambia i suoi consigli coi tuoi 
benvenuto a un treno verso il mare 
e che arriva in tempo per natale 
benvenuto ad un artista, alla sua passione 
benvenuto a chi non cambierà mai 
a un anno di noi 



Apice

È strano, ma ognuno di noi nella propria vita tocca un apice. Una volta raggiunto, non può che scendere. Nessuno però sa dove sia il proprio apice. La linea di confine può presentarsi all'improvviso, quando si crede di essere ancora al sicuro. Nessuno lo sa. Alcuni possono raggiungere quel culmine a dodici anni. Da quel momento in poi la loro vita scorrerà nel più monotono tran tran. Alcuni continuano a salire fino alla morte. C'è chi muore nel suo massimo splendore. Molti poeti e musicisti hanno vissuto in modo febbrile e sono morti a trent'anni per aver bruciato traguardi troppo in fretta. Picasso a ottant'anni passati realizzava ancora quadri pieni di vigore, ed è morto serenamente senza sperimentare il declino. È impossibile conoscere il proprio destino senza averlo percorso fino in fondo.
                                                (Haruki Murakami - Dance,Dance,Dance)


Ieri sera ho festeggiato il mio cinquantesimo compleanno, e' stata una tranquilla serata, una buona cena preparata con amore. Ho soffiato quelle famigerate 50 candeline (anche se in realta' erano solo due ...) Ed ora? 
Non credo cambi molto, resta dentro la sensazione di aver raggiunto un traguardo, non credo si tratti dell'apice a cui si riferiva Haruki, io sento di essere ancora in crescita, ho ben chiari davanti a me altri traguardi da superare. Ci sono molte cose ancora che voglio realizzare, in sostanza mi sembra di essere ancora all'inizio e non a meta' come si dice in genere quando si raggiunge questa eta'. 
La foto ... avevo promesso di caricare una foto del momento clou della serata, ma per il momento e' ancora nella macchinetta. Vi lascio in cambio una striscia dei peanuts molto saggia  .....



lunedì 18 giugno 2012

Una foto . . . per caso

Ricky, Vale ed Edo - Piazza del Popolo - Roma - Dicembre 2004 
Per capire che il tempo passa non ci vuole molto .... basta guardare una foto che hai salvato sul tuo computer e che ti si presenta davanti nel momento in cui sei intento a fare un po' di pulizia nel tuo hard disk.
... vedere le espressioni di Valerio, Riccardo ed Edoardo in questa foto e' come fare un salto temporale, basta pensare a come sono oggi, circa 8 anni dopo.
Queste immagini ci dicono molto di quello che siamo ed di quello che eravamo. Scattiamo molte foto, e spesso le guardiamo una volta e poi le parcheggiamo in un CD oppure in una directory dei nostri PC. Credo che i momenti che fissiamo in ognuno di questi scatti rappresentano qualcosa per noi, altrimenti non avremo deciso di fissare proprio quell'attimo scattando il pulsante della nostra macchinetta. Quegli attimi di vita, bloccati per sempre in queste immagini, devono servirci a ricordare che non siamo qui per l'eternita' e che ogni attimo e' unico e va vissuto intensamente se non altro perche' non tornera' piu'. 

Domani avro' 50 anni, non ho molta voglia di festeggiare, ma di sicuro faro' attenzione al momento dello scatto della classica foto davanti alla torta a lasciare di me un'immagine che lasci trasparire quello che sento dentro ....
....non so' cosa uscira' fuori ma vi prometto che domani la troverete pubblicata in uno specifico post. A voi il giudizio ... !! 

sabato 16 giugno 2012

Esami di maturità

Propongo un articolo tratto da Il Messaggero di oggi, per riflettere sul valore delle valutazioni finali considerando la disparità di giudizi esistente tra le differenti scuole.


Il valore degli esami di maturità nella giungla delle valutazioni

di GIORGIO ISRAEL

16/06/2012
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Il MessaggeroTORNANO gli esami di maturità e torna l’annosa e irrisolta questione: la disparità di giudizi che rende inconfrontabili i titoli ottenuti. I singoli insegnanti, le singole scuole danno degli alunni valutazioni diverse (di maggiore o minore manica larga), il che incide sul voto di maturità, il quale incide sulla scelta del percorso universitario, il quale è, a sua volta, caratterizzato da larghe disparità di valutazione, per cui i titoli con cui il giovane si presenta sul mercato del lavoro non sono equivalenti e spesso non riflettono le sue effettive capacità.
Due sono le vie per risolvere questo problema. La prima è di rinunciare al tentativo ambizioso e complesso di affrontarlo a monte e lasciare la soluzione al mercato, in funzione della credibilità dell’istituzione che ha conferito il titolo di studio, eventualmente certificata da una valutazione di sistema. Questa via ha senso soltanto se si abolisce il valore legale del titolo di studio. È quasi superfluo dire che questo è possibile, ma vanno sottolineate le difficoltà e le implicazioni di una simile scelta. In primo luogo - come è stato segnalato da chi conosce gli aspetti giuridici della materia - non esiste uno specifico articolo di legge da sopprimere per conseguire d’un tratto l’abolizione del valore legale: esso è talmente incastrato in ogni piega nella legislazione che, per sradicarlo, occorre intraprendere un’azione complessa, ramificata e delicata che, se non condotta in modo perfetto può sollevare problemi (e contenziosi) che rischiano di far impallidire la vicenda degli esodati. Inoltre, si dimentica che la normativa europea - non è curioso che si evochi lo slogan «l’Europa lo chiede» soltanto quando fa comodo? - stabilisce precisi requisiti per la circolazione del lavoro, per cui l’abolizione del valore legale dei titoli di studio aprirebbe problemi a non finire anche sul fronte comunitario. Per queste ragioni è sorprendente che un governo tecnico, anziché affrontare la questione sul piano a lui più congeniale, l’abbia «scaricata» sul terreno di un sondaggio «popolare» con il quale la prospettiva dell’abolizione è stata affondata in termini emotivi anziché razionali.
Resta l’altra via: «forzare» le istituzioni educative a emettere giudizi basati su criteri quanto più possibile omogenei e confrontabili. Questo approccio conduce alla tematica di moda della cosiddetta valutazione «oggettiva», ossia di una valutazione indipendente dalle idiosincrasie soggettive dell’insegnante, dei consigli di classe, delle politiche di questa o quella scuola o università. Purtroppo, le questioni complesse non possono essere risolte in modo semplice e tutte le tecniche di valutazione «oggettiva» manifestano inconvenienti spesso più gravi dei mali che vogliono curare. Il primo degli inconvenienti è conseguenza del modo più banale di risolvere il problema: sostituire alla soggettività del docente e dell’istituto un giudizio basato su parametri «impersonali», di carattere quantitativo. Il guaio è che tutti i parametri finora escogitati hanno rivelato difetti clamorosi. Per esempio, giudicare un istituto dal numero di abbandoni scolastici o di «successi formativi» significa suggerire un percorso poco corretto con cui si soddisfa il parametro in barba alla realtà: promuovere tutti o comunque essere più corrivi. Sono soluzioni che ricadono nella situazione descritta dalla famosa legge di Campbell: «Quanto più un indicatore sociale viene usato per prendere decisioni, tanto più sarà soggetto a pressioni corruttive e sarà atto a distorcere e corrompere i processi sociali che dovrebbe valutare»; o l’equivalente legge di Goodhart: «Se un indicatore sociale o economico viene scelto come obbiettivo di una condotta sociale o economica, esso perderà il contenuto d’informazione che dovrebbe qualificare il suo ruolo».
Inoltre, la pretesa che esistano procedure di valutazione esenti da fattori soggettivi è poco scientifica e priva di fondamento. Quale che sia il meccanismo usato esso sarà inevitabilmente frutto di operazioni umane (per lo più la proposizione di test) in cui intervengono dei soggetti con le loro idiosincrasie, le loro scelte e le loro opinioni opinabili. Lo si vede bene nelle discussioni in corso sulla valutazione della ricerca universitaria, per esempio quando si dibatte sull’attendibilità della classifica di qualità delle riviste scientifiche, e si mette così ironicamente in luce che il tribunale finale del valore di certi parametri «oggettivi» è il giudizio della comunità scientifica. È bene, al riguardo, tenersi alla larga dall’ossessione dell’oggettività che, pretendendo di risolvere in modo meccanicistico ciò che non vi si presta e imitando ingenuamente i metodi delle scienze «esatte», di fronte agli insuccessi finisce col produrre esiti tragicomici. Ne è un esempio la proposta di Bill Gates, che si è gettato a corpo morto investendo più di trecento milioni di dollari per migliorare la qualità dell’insegnamento mediante criteri di valutazione «oggettiva» degli insegnanti: introdurre un braccialetto elettronico al polso degli studenti per misurare la loro «risposta galvanica epidermica» e con essa il grado di attenzione suscitato dall’insegnante, e in tal modo valutarlo. A tanto si può arrivare, persino nella patria delle libertà individuali.
Infine, questa via «oggettivista» rischia di gettare via l’aspetto qualitativo più importante dell’istruzione: la figura dell’insegnante, ridotto a un passacarte di istruzioni che vengono dall’alto, soggetto a valutazioni di organi che si pretende essere «indipendenti» e deprivato anche della facoltà di valutare gli studenti. E rischia di dimenticare che un buon insegnamento si fonda soltanto sulla base di un profondo e valido rapporto tra «persone».
Tutto questo significa che non si può far nulla? Certamente no. Purché si parta dal principio che le questioni semplici non si risolvono con fallaci tagli gordiani. La soggettività è una componente ineliminabile - diciamo pure strutturale - nel sistema dell’istruzione e della sua funzione centrale, la valutazione. Occorre puntare, più che a un’irrealizzabile oggettività assoluta, a creare le condizioni per rompere le barriere e i meccanismi di isolamento che impediscono lo sviluppo di un sistema basato su procedimenti quanto più possibile omogenei ed equanimi. Il sistema per farlo - l’abbiamo già ricordato - non è nuovo, anche se deve essere ripensato e adattato alla natura del sistema attuale dell’istruzione: è quello delle ispezioni. Non si può più pensare a un meccanismo di ispezione ottocentesco condotto in modo centralistico da un corpo ministeriale: occorre qualcosa di più vasto e articolato che coinvolga l’intero corpo docente e altre componenti (ispettori ministeriali, insegnanti in pensione, le università) in un processo interattivo che generi una situazione di confronto trasparente. Esso può sgretolare le sacche di incompetenza e di comportamenti poco rigorosi mettendo a confronto realtà diverse e costringendole a interagire con le realtà migliori affinché queste riescano a far prevalere il loro modello. È un meccanismo che richiede impegno per essere messo in opera, e che non può produrre frutti prima di un tempo non breve. Prima ci si accingerà a metterlo in opera e meno lunghi saranno i tempi per ottenere un miglioramento effettivo e profondo, lasciando perdere le scorciatoie di un illusorio managerialismo che può soltanto ammazzare il malato più che la malattia.

giovedì 14 giugno 2012

Foto album #2: Amsterdam 2011

Un breve post fotografico per ricordare un soggiorno ad Amsterdam in occasione dell' ESA Tennis Tournament: ESTEC 2011.

Amsterdam

Con Cinzia e Riccardo
La foto seppia ha sempre il suo fascino ...
Masterpiece ....
Sarei curioso di vedere come fanno per cambiare la lavatrice rotta ....

mercoledì 13 giugno 2012

Foto Album #1: Neve a Morena

Nella notte tra il 3 ed il 4 febbraio la neve è caduta anche a Roma ed il nostro quartiere si è trasformato ....
Propongo una breve galleria di foto per ricordare quello strano week-end di febbraio!

Uscendo di casa
Per gli annali del quartiere
Via Monasterace - Caffè Blond
Leggendo un giornale al Tavani's bar
surfin' on the snow (and on the garage ramp...)
Via Monasterace
Qualcosa di fresco per favore! ...

martedì 12 giugno 2012

Murakami

Ciò che è fuori di te è una proiezione di ciò che è dentro di te, e ciò che è dentro di te è una proiezione del mondo esterno. Perciò spesso, quando ti addentri nel labirinto che sta fuori di te, finisci col penetrare anche nel tuo labirinto interiore. E in molti casi è un'esperienza pericolosa.
Kafka sulla spiaggia è uno dei libri di Haruki Murakami che ho letto negli ultimi mesi. La scoperta di questo scrittore, casuale come spesso accade, ha aperto una porta su un nuovo modo di scrivere e di concepire la vita. I libri di Murakami sono viaggi all'interno di noi stessi, si cammina per un po' di tempo fianco a fianco a personaggi spesso malinconici che vivranno poi per sempre nella nostra memoria, come i ricordi che sto provando a fissare riempiendo le pagine di questo blog. Il destino (o la predestinazione) e la ricerca dell'identita' animano i due protagonisti del libro obbligandoci a seguirli nelle strade, diverse ma convergenti, che li portano alla scoperta di loro stessi. 
Riporto delle citazioni dal libro, piccoli frammenti di una storia indimenticabile.

Tutti perdiamo continuamente tante cose importanti. Occasioni preziose, possibilità, emozioni irripetibili. Vivere significa anche questo. Ma ognuno di noi nella propria testa - si, io immagino che sia nella testa - ha una piccola stanza dove può conservare tutte queste cose in forma di ricordi. Un po' come le sale della biblioteca, con tanti scaffali. E per poterci orientare con sicurezza nel nostro spirito, dobbiamo tenere in ordine l'archivio di quella stanza: continuare a redigere schede, fare pulizie, rinfrescare l'aria, cambiare l'acqua ai fiori. In altre parole, tu vivrai per sempre nella tua biblioteca personale.


Cammino lungo la riva della coscienza, dove le onde si muovono in un flusso e riflusso continuo. Quando arrivano, lasciano dietro di sé delle scritte che subito l'ondata successiva cancella. Cerco di leggerle in fretta, nel breve intervallo fra un'onda e l'altra. Ma non è facile. Prima che faccia in tempo a leggere, arriva una nuova onda a cancellare tutto. Nella coscienza rimangono solo indecifrabili frammenti di parole. 


Amare è così, caro Tamura Kafka. Sei solo tu a provare quelle sensazioni così belle da togliere il fiato, e solo tu a vagare nelle tenebre più fitte. Tocca a te sostenere questo peso col tuo corpo e la tua anima.


Fatevi tentare ma attenzione ... produce dipendenza!!

Max Gazzè - Mentre dormi



Inserire video link in un blog che dovra' essere ri-letto tra un anno e' sempre un rischio, il video potrebbe non essere piu' li'... ma in fondo anche il mondo tra un anno potrebbe non essere piu' lo stesso. Per oggi mi basta rivivere le emozioni che il film "Basilicata coast to coast" mi ha dato sopratutto legate alla splendida colonna sonora e alla partecipazione di Max Gazze' nel ruolo di un ragazzo muto.

A volte le parole non servono per trasmettere le emozioni che abbiamo dentro di noi.
Vola... Adesso vola 
Oltre tutte le stelle 
alla fine del mondo 
vedrai, i nostri sogni diventano veri!

 

domenica 10 giugno 2012

Concerto


Con Valerio c'eravamo anche noi!!!


Dal Giornale dell'Umbria:
La voce intensa della cantante romagnola, Laura Pausini, ha travolto il PalaEvangelis ti di Perugia.
Dopo una pausa di quasi due anni la cantautrice, a partire da dicembre, ha rotto il silenzio tornando ad entusiasmare i fan di tutto il mondo con il suo "Inedito world tour 2011 - 2012".
Un live, quello di ieri sera a Perugia, che oltre a regalare al suo pubblico grandi emozioni, ha coinciso anche con l'ultimo appuntamento per la "Stagione d'Autore 2011-2012" della Musical Box Eventi di Sergio Piazzoli.  Emozioni che non hanno esitato ad arrivare grazie anche alla scenografica del palcoscenico, un tempio rovesciato di ispirazione barocca a forma triangolare, il cui vertice arrivava a metà del palazzetto. L'effetto generale era quello della tridimensionalità, un modo per far vivere ancora più intensamente la sua musica. La regia, infatti, è di Marco Balich, creatore anche delle cerimonie di apertura e chiusura delle olimpiadi invernali di Torino 2006, la scenografia di Mark Fisher, architetto e set designer per Pink Floyd e U2, le luci di Patrick Woodroffe, lighting designer per Bob Dylan, Ac/Dc, Depeche Mode, Rolling Stones, Michael Jackson, le coreografie di Nikos Lagousakos, già noto per le aperture alle Olimpiadi di Atene e i costumi di Catherine Buyse, capo reparto costumi in film del calibro di "Star Wars" e "The Tourist". 
Concerto suddiviso in cinque atti, ognuno dei quali diverso per atmosfera, ambientazione, stile dei brani e perfino per l'abito indossato di volta in volta dalla Pausini.
Oltre due ore di canzoni, musica, apparizioni e sparizioni attraverso botole e sipari, fino alla discesa sopra ad un'altalena con una gonna terminante in oltre quattro metri di led.
Ad accompagnare la Pausini sul palco la sua storica band capitanata da Paolo Carta alle chitarre, Emiliano e Matteo Bassi alla batteria e al basso, Bruno Zucchetti al piano, Roberta Granà con Gianluigi Fazio ai cori e due new entry Monica Hill ai cori e Nicola Oliva alle chitarre.
Una scaletta massiva con tantissima attenzione all'ultimo album "Inedito", ma senza però far mancare i suoi più grandi successi tratti da 18 anni di carriera.
Oltre 30 i brani per il suo pubblico, da "Benvenuto", "Come se non fosse stato mai amore", "Invece no", "Non ho mai smesso", "Surrender" "La solitudine" a canzoni come "Vivimi", "Le cose che non mi aspetto", "Tra te e il mare", "Bastava", "Primavera in anticipo" e "La mia banda suona il rock".

sabato 9 giugno 2012

Visita

Con i bambini del gruppo di catehismo della parrocchia di Cristo Re abbiamo fatto una visita alla basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Siamo partiti con Tonino, 6 bambini ed un papa' alle 9 dalla parrocchia e dopo una tappa per una bella colazione siamo giunti a Santa Croce alle 10. La visita e' durata circa un'ora. Ci siamo soffermati ad osservare le varie reliquie, abbiamo sostato davanti alla riproduzione della Sindone e ci siamo fermati nella cappella di sant'Elena nel livello inferiore.


Avevo preparato una riflessione prendendo spunto dal sito www.gliscritti.it adatta al luogo visitato che per vari motivi non sono riuscito totalmente ad effettuare. La riporto perche' molto interessante.
 .. la sofferenza sembra essere, ed è, quasi inseparabile dall’esistenza terrena dell’uomo.. Non si può considerare l’uomo solo a partire dalla sua forza, dalla sua razionalità, dalla sua efficienza. La debolezza e la sofferenza portano iscritte in sé ancor più che altre dimensioni umane la domanda sull’amore, il bisogno e il desiderio di essere amati ed il bisogno e il desiderio di amare. Giobbe pone il suo "perche" sulla sofferenza, è una domanda difficile, così come lo è un’altra, molto affine, cioè quella intorno al male. Perché il male? Perché il male nel mondo?... L’uno e l’altro interrogativo sono difficili, quando l’uomo li pone all’uomo, gli uomini agli uomini, come anche quando l’uomo li pone a Dio. Bisognerebbe riflettere a lungo anche sulla profezia di Isaia nei canti del servo sofferente, sul servo che è segno di Dio proprio nel suo essere schiacciato dai peccati altrui. Giunge ad annunciare l’amore di Cristo. Colui al quale pone la sua domanda, soffre lui stesso e vuole rispondergli dalla croce, dal centro della sua propria sofferenza...Cristo, infatti, non risponde direttamente e non risponde in modo astratto a questo interrogativo umano circa il senso della sofferenza...ma prima di tutto dice: "Seguimi!". Vieni! Prendi parte con la tua sofferenza a quest’opera di salvezza del mondo, che si compie per mezzo della mia sofferenza! Per mezzo della mia croce. Man mano che l’uomo prende la sua croce, unendosi spiritualmente alla croce di Cristo, si rivela davanti a lui il senso salvifico della sofferenza.

venerdì 8 giugno 2012

Frate Francesco

Se si crede nei sogni tutto è possibile. Se il coraggio non manca realizzarli è più facile. Se hai Dio nel cuore, Frate Francesco sarà al tuo fianco ...



Frate Francesco e' stato vicino a Valerio (che lo ha impersonato), a Riccardo e a tutti i ragazzi che ieri sera a Sant'Anna hanno messo in scena il musical "Forza venite gente". 
Mi sono molto emozionato a vederli partecipare insieme ad un cosi' importante evento. Il momento dell'esecuzione della Perfetta Letizia con Valerio (Francesco) e Riccardo (frate Leone) protagonisti restera' per sempre nel mio cuore. 
                                     

Frate Leone, agnello del Signore

Per quanto possa un frate

Sull'acqua camminare.
Sanare gli ammalati
O vincere ogni male.
O far vedere i ciechi
E i morti camminare.


Frate Leone, pecorella del Signore

Per quanto possa un santo frate

Parlare ai pesci e agli animali
E possa ammansire i lupi
E farli amici come cani
Per quanto possa lui svelare, che cosa ci darà il domani
Tu scrivi che questa... non è:
Perfetta letizia, perfetta letizia
Perfetta letizia...


Frate Leone, agnello del Signore

Per quanto possa un Frate

Parlare tanto bene
Da far capire i sordi, e convertire i ladri
Per quanto anche all'inferno
Lui possa far Cristiani
Tu scrivi che, questa... non è:
Perfetta letizia, perfetta letizia
Perfetta letizia...


Se in mezzo a frate inverno

Tra neve freddo vento

Stasera arriveremo a casa
E busseremo giù al portone
Bagnati, stanchi ed affamati
Ci scambieranno per due ladri
Ci scacceranno come cani
Ci prenderanno a bastonate
E al freddo toccherà aspettare
Con Sora Notte e Sora Fame
E se sapremo pazientare
Bagnati, stanchi e bastonati
Pensando che così Dio vuole
E il Male trasformarlo in bene
Tu scrivi che
Questa... è:
Perfetta letizia, Perfetta letizia, Perfetta letizia...
Frate Leone questa è...
Frate Leone questa è...
Frate Leone questa è...
Frate Leone questa è...

Perfetta letizia, perfetta letizia, perfetta letizia...  

Voglio lasciare su questa pagina anche il ricordo delle strane senzazioni provate durante i monologhi/dialoghi di Pietro di Bernardone padre di San Francesco.
Lui era un padre che parlava di suo figlio che in realta' era il mio ... e le sue parole cosi logiche, cosi' corrette, cosi' in linea a volte anche con il mio pensiero hanno smosso qualcosa dentro di me. E' difficile spiegarlo ma forse anche io avrei esitato come Pietro di fronte ad una scelta cosi' radicale. 
Grazie ragazzi per l'emozione che ci avete regalato.



giovedì 7 giugno 2012

Il coraggio di un prof

Vorrei conoscere quel professore che ai suoi alunni ha dato questa traccia:


[...] e' davvero la noia il male peggiore, come la nostra epoca tende a credere? Davvero noi possiamo imparare le cose importanti sempre in modo facile, veloce, spiritoso? La nostra impazienza ci libera dal giogo delle giornate o invece ci condanna a bechettare come galline nel modo più infelice? A volte ho l'impressione che ormai cerchiamo spasmodicamente di evitare ogni sofferenza. Ma purtroppo voler capire, voler apprendere qualcosa di noi stessi è sempre una sofferenza: poi sarà ampiamente ricompensato, per quel kilo di piombo avremo in cambio diamanti, ma quel peso iniziale va alzato. Per questo ricordo con infinita dolcezza le notti spese su tomi faticosi davanti a film lenti come l'inverno su treni freddi e scomodi che mi portano lontano.                                                      
                                                                           Marco Lodoli


I ragazzi probabilmente protesteranno per la difficolta' della traccia ma mi sento di condividere l'infinita dolcezza delle notti spese su tomi faticosi o su film lenti come l'inverno. Sono proprio quei libri e proprio quei film che oggi fanno di me la persona che sono. Annoiarsi un po' non ha mai fatto male a nessuno ed in fondo in quei momenti si riflette meglio su cosa ci piacerebbe fare.
Approfitto visto che sono in tema di letture e film per un saluto a Ray Bradbury scomparso in questi giorni autore conosciuto leggendo le sue pubblicazioni sulla collana Urania. Ho molto amato Farenheit 451 dal quale Francois Truffaut ha tratto un indimenticabile film ambientato in un ipotetico futuro nel quale la società è completamente disumanizzata e dispotica e  dove tutti i libri sono considerati fuori legge.


Immagine del film

Franzen





Immagino di essere il guardiano di un faro e un giorno trovare ai piedi della scogliera una bottiglia con un messaggio: 


Si chiedeva: la gente sarebbe stata sensibile a quelle immagini se le immagini non avessero avuto la stessa dignità delle cose reali? La questione non era la potenza delle immagini, ma la debolezza del mondo. Certo poteva essere vivido nella sua debolezza, come nei giorni in cui il sole cuoceva le mele cadute nei frutteti e la valle odorava di sidro [...] ma il mondo era fruibile soltanto sotto forma di immagini.Tutto cio' che entrava in testa si trasformava in una fotografia.
                                               (Le correzioni - Jonathan Frentzen)


Mi chiedo: ciò che vivo ogni giorno è la realtà o è quello che io immagino?
Gli altri mi vedono come io mi sento e mi vedo o per loro sono tutta un' altra persona? Mi piacerebbe scoprirlo ma come chiederlo?
Da bambino pensavo che un giorno mi sarei svegliato ed avrei scoperto che la mia vita sino a quel punto era stata tutta un sogno e che avrei dovuto ricominciare tutto da capo. Allora la cosa mi spaventava un po' ... oggi forse potrei anche desiderarlo.


Ma ora lasciatemi tornare al mio posto di osservazione. Nella solitudine comunque serena delle mie giornate vigilo sulla mia vita e guardo le navi che si muovono nel mare circostante. Le vedo entrare nel cono di luce del mio faro, per un breve periodo le nostre storie si intrecciano, poi si allontanano.


Grazie comunque per questo breve incontro. 

L'inizio

"Solo chi ha 20 anni può farti capire che non ne hai più!" 
                                                         (dal film Immaturi - Il viaggio)


E' forse questo il motivo che mi ha spinto a confidare i miei pensieri a questo blog?
Non saprei. Questo sarà il diario che avrei sempre voluto tenere. Sara' come parlare attraverso una radio, non so ancora chi e' in ascolto .. non so' nemmeno se qualcuno leggerà mai queste pagine  ma per il momento sento che ho bisogno di scriverle !!
Vorrei rileggerle tra un anno e vedere il percorso compiuto, rallentare in qualche modo lo scorrere del tempo fissando su queste pagine momenti, immagini e pensieri. Che la navigazione abbia inizio.


 
                                                         (Luca Bizzarri - dal film Immaturi)